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Alexandra Grimal - Andromeda

Vincenzo Roggero, All About Jazz Italia

Andromeda è disco notturno, e non poteva essere diversamente visto che a costellazioni e ad immagini di esplorazioni celesti fa riferimento e prende spunto. Notturno per il senso di mistero che pervade la musica, per il suo evocare immagini attraverso una narrazione allusiva piuttosto che descrittiva, per lo stupore che suscita nei confronti dell'infinito e del non conosciuto. Notturno per i toni scuri, spesso neri come la pece che escono dai registri gravi degli strumenti, per le scie luminose che come fugaci stelle cadenti in una sera d'estate, creano la magia della luce assorbita dalla notte.

La giovane sassofonista francese Alexandra Grimal licenzia con Andromeda un album inusuale e coraggioso nel quale mette in mostra una scrittura sofisticata, impalpabile come pulviscolo cosmico, nella quale si fondono in maniera convincente la matrice cameristica e quella jazzistica (il lavoro è stato commissionato dal programma di scambio culturale Chamber Music of America/French-American Jazz Exchange). Grimal mostra anche eccellenti doti di leader in grado di esaltare qualità dai propri partner non sempre esibite in altri contesti.

La batteria di Tyshawn Sorey raramente l'abbiamo sentita così eterea e puntillistica, tra sfiorar di pelli e percussione di metalli. Il compassato Thomas Morgan va a nozze in una situazione di ascetismo sonoro come quella presentata in Andromeda ma il suo contrabbasso riesce provocare comunque sussulti e meraviglie sonore. La chitarra di Todd Neufeld, acustica o elettrica che sia, centellina accordi e vibrazioni mentre i sassofoni (tenore e soprano) di Grimal si identificano talmente nelle visioni in musica della leader da perdere i connotati canonici e trasformarsi in impulsi sonori al di là del tempo e dello spazio.

Affascinante.